Sconti online anche per gli alberghi

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14/07
2017

Il ddl concorrenza potrebbe cambiare le abitudini dei turisti: l’articolo 61 del provvedimento all’esame del Senato rende infatti «nullo» ogni patto con il quale una struttura ricettiva si obbliga a non praticare alla clientela un prezzo inferiore a quello offerto dalla stessa impresa attraverso i portali di prenotazioni online.

Significa, in pratica, che gli hotel potranno offrire sui propri siti tariffe più basse di quelle proposte attraverso i portali di intermediari.

«Il danno maggiore - spiegano da Booking.com - sarà per gli ospiti finali delle strutture, che invece proprio con Booking e con le altre piattaforme di prenotazione di strutture alberghiere hanno trovato nel corso degli anni vantaggi non solo tariffari, ma anche un servizio trasparente e recensioni rilasciate effettivamente da chi ha soggiornato nelle strutture». Nelle scorse settimane i vertici del sito Booking.com hanno più volte ricordato che l’abolizione della parity rate «è stata anche ritenuta illegittima in quanto contraria alla decisione dell’Antitrust Ue che aveva giudicato positivo il mantenimento della clausola di parità tariffaria, considerata uno strumento utile anche per la tutela del consumatore finale».

Anche a Expedia.com l’articolo 61 non piace: «Incoraggia gli hotel a discriminare i viaggiatori - spiegano i vertici -. Negli ultimi 20 anni Expedia ha aiutato da una parte centinaia di migliaia di albergatori a competere con la concorrenza e, dall’altra, i viaggiatori a trovare questi hotel in modo rapido ed efficiente. Il risultato di questa attività ha portato alla creazione di un mercato dove gli albergatori sono in grado di ottenere visibilità in ogni angolo del mondo ed è importante sottolineare che gli albergatori pagano per questa visibilità solo e soltanto nel caso in cui avvenga una prenotazione su uno dei siti Expedia» . Secondo i vertici di Expedia, inoltre, l a Commissione Europea starebbe valutando casi di violazione presentati in Francia e Austria su norme simili a quella in arrivo in Italia. «Riteniamo - spiegano - che nella sua attuale forma questo divieto violi la normativa europea».

Dall’altra parte, però, gli albergatori festeggiano: «Finalmente gli hotel potranno aumentare le vendite dirette e ridurre i costi di intermediazione derivanti da commissioni onerose, spesso superiori al 20 per cento», spiega Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi. L’obiettivo non è far chiudere i siti di prenotazioni, ma offrire ai clienti «maggiori possibilità di scelta e di accesso a condizioni più favorevoli». Nucara ricorda anche che «una recente indagine della Commissione Europea ha dimostrato che nei Paesi in cui è stata vietata la parity il tasso di conversione delle online travel agencies non è diminuito, a conferma del fatto che la concorrenza fa bene a tutto il mercato».

Secondo un’indagine realizzata dall’Unione consumatori il web è utilizzato per la ricerca e la scelta della struttura ricettiva, ma non per la prenotazione: un cliente su tre preferisce il contatto diretto con l’albergo perché spera di spuntare condizioni migliori. «Oggi, però, - commenta Nucara - tale contatto si può realizzare solamente offline, in quanto una normativa anacronistica impedisce agli alberghi di sfruttare sino in fondo le potenzialità del proprio sito internet. Con il disegno di legge sulla concorrenza potremo offrire prezzi più bassi anche sui nostri portali».